I GIORNI GRANDI

17-18 LUGLIO 2004

MONTE ROSA CASTORE MT 4221

Clicca per tornare al rifugio                                                 Foto: Alfredo Favre

Finalmente andiamo in alta montagna!!Sto aspettando che venga Fulvio a prendermi per andare all’appuntamento davanti al comune dove ci aspettano gli altri.Ho ancora la mascella dolorante per il dente del giudizio che mi hanno tolto mercoledi’ e sono imbottito d’Aulin.Andiamo a Gressoney e domani domenica 18 luglio saliremo il Castore.Qualche ora dopo arriviamo a Staval,frazione di Gressoney.Mentre prepariamo gli zaini Fabio personaggio che non mi sta troppo simpatico si rivolge a Fulvio in modo piuttosto brusco dicendogli se abbiamo le corde; intervengo dicendo che la corda per la mia cordata gia l’abbiamo ed anche con me Fabio assume un atteggiamento che non gradisco.Fulvio mi dice di lasciar perdere.

Prendiamo prima la funivia,poi la seggiovia e giungiamo al colle di Bettaforca a circa 2700 mt di quota;ci aspetta una dura salita di circa 3 ore.Decidiamo dato che il dislivello per giungere al Quintino Sella è di 900 mt di portare la corda per 300 metri di dislivello ciascuno.Scelgo di portarla io per primo(nella mia cordata ci sono Fulvio e Alessandro).L’ambiente è severo e selvaggio,il tempo non molto bello anzi è nuvoloso e fa freddo.Appena partiti sento sulla mia schiena il peso immane dello zaino e della corda,il respiro è affannoso.Questa salita si rivelerà per me un vero calvario.Avevo nei giorni precedenti questa salita desiderato grandemente essere immerso in questo magnifico ambiente,l’ambiente aspro e severo,grandioso del Monte Rosa.Ora sono qui,ma forse per via dell’Aulin forse per la gran quantità di stanchezza che ho accumulato in questi mesi e forse per la poca motivazione che ho per la conquista del Castore sto facendo una fatica inaudita.Al di la di tutto anche se questa cima nel mio immaginario alpinistico non rappresenta nulla è un 4000 e voglio farlo.Ad un certo punto a Paolo cade il caschetto in un dirupo ma riuscira a recuperarlo.Salgo faticosamente e sto soffrendo,la corda sulle spalle mi toglie il respiro:come sarebbe bello a Gressoney magari sdraiato in mezzo ai prati accanto ad un ruscello e riposarsi.La montagna dev’essere sempre fatica?Si se si vuole compiere un’ascensione che si imprima indelebilmente nel nostro animo.Comunque l’idea del prato dapprima piccola diventa sempre piu’ prepotente.Ad un certo  punto Fulvio mi chiede di passargli la corda,gliela cedo volentieri e mi fermo assieme a persone del mio gruppo per un attimo di pausa.Capisco che oggi proprio non va,sto facendo troppa fatica e sto soffrendo troppo,non ci sono nemmeno con la testa.Riprendo a camminare e Fulvio che nel frattempo si era fermato mi raggiunge.Adesso siamo io Fulvio e Alessandro ma voglio scendere non ho piu’ motivazioni per la cima,mi chiedo se sia giusto per il mio fisico gia provato dalla fatica e dallo stress accumulato in questi mesi sopportare un ulteriore prova.Dico a Fulvio che voglio scendere ma egli si oppone mi alleggerisce lo zaino prendendosi la piccozza e dando ad Alessandro il mio piumino.Egli ad ogni mia intenzione di scendere si oppone decisamente.Comincia a piovere siamo a piu’ di 3000 metri;indossiamo la mantellina.Alessandro riceve un messaggio,e pieno d’entusiasmo mi dice:”Dopo il messaggio che mi è arrivato posso fare tutto,sono come te nel ’97.”Comprendo la sua euforia e l’energie straordinarie che trova in se.Provato dalla fatica il mio spirito viene ancora una volta messo alla prova:vedo un nevaio da risalire.E’ una visione tremenda che mi piega completamente: con la neve molle è decisamente faticoso guadagnare quota per mezzo di nevai.Mi fermo voglio scendere.Pochi istanti dopo veniamo raggiunti da Ambrogio e sua moglie che procedono lentamente ma regolarmente.Confido ancora agli amici il mio proposito,ma si oppongono,successivamente domando a me stesso se avrei davvero il coraggio di scendere e non riesco a darmi  una risposta.L’ambiente in cui ci troviamo è unico per bellezza e severità,severità accresciuta dal maltempo che accompagna la nostra salita,la mia penosa salita.Chiedo a Fulvio la quota e mi dice che siamo a 3200 mt,pensavo di essere piu’ in alto e mi chiedo come faccia Fulvio a portare uno zaino cosi pesante.Anche Alessandro è in forma.

Finalmente arriviamo al tratto attrezzato da grosse corde di canapa:la roccia è rossa e di aspetto poco rassicurante,l’ambiente sempre di estrema severità,passiamo alcuni tratti molto esposti.Questa parte della salita mi rimette un pochettino in forze e quando meno me lo aspetto sbuco sul piano dove sorge il rifugio.E’ fatta per oggi il mio calvario è finito ma ho un forte mal di testa che non so se sia dovuto alla quota,qui siamo a 3585 metri,alla mia malavoglia o al fatto di non aver digerito la colazione.Tolgo gli scarponi e salgo al posto assegnato al nostro CAI.Chi ci ha preceduto è sdraiato in branda alcuni non stanno bene ed hanno preso farmaci;anche molte altre persone presenti al rifugio accusano malessere per il forte sbalzo di quota che  hanno dovuto sopportare.Scendo in sala da pranzo e mi faccio fare una limonata calda,subito dopo anche se sono a stomaco vuoto prendo un Aulin perché il mal di testa è insopportabile.Mentre bevo la limonata si siede di fronte a me Alessandro che toglie dallo zaino due panini con l’affettato e ne mangia uno di fila all’altro.Tra me penso a come si possa aver voglia nella situazione in cui ci troviamo di mangiare panini ripieni.Chiedo poi al gestore del rifugio in che stato è la cresta del Castore,egli mi risponde dicendomi che è in buonissime condizioni.Salgo in camera notando oltretutto come il salire le scale faccia quasi venire il fiatone e mi metto in branda.Il Campasciett con la generosità che lo contraddistingue offre a tutti un dolce che successivamente si rivelerà piuttosto pesante a detta di alcuni da digerire.Io non lo prendo perché ho gia preso l’Aulin.Alessandro dopo ripetute offerte lo prende e dopo alcuni minuti vedo il suo sguardo assente:non sta bene ha nausea,si mette in branda e tiene di fianco a se un sacchetto  nel caso dovesse vomitare.Sono circa le 17.30 e per tutta la sera non parlerò piu’ con Alessandro perché non si muoverà piu’ di li,rinuncierà anche alla cena.Anche il generoso Campasciett sta male e non cena.Per quel che mi riguarda mangio molto e bene.Prima di andare a letto prendo un altro Aulin.Ci svegliamo alle prime luci dell’alba,il tempo non promette nulla di buono ma nonostante interiormente sono poco convinto ed ho un po di timore decido lo stesso di aggregarmi agli altri del mio gruppo CAIi che senza nessuna titubanza scelgono di andare o almeno tentare la cima.Siamo in 3 cordate,Alessandro nonostante si sia rimesso non viene non se la sente dice che ha paura di star male ancora.Dal un lato mi spiace ma dall’altro è forse meglio cosi:piu’ pochi siamo in cordata piu’ probabilità avremo di arrivare in cima.

Partiamo verso le 6 io sono legato dietro a Fulvio e dietro a me c’è Franco.Il ghiacciaio comincia fuori dal rifugio.Saliamo con poca pendenza e ci portiamo verso destra,Fulvio tiene un passo un po sostenuto ed io soffro un pochettino e quando vedo la pendenza della rampa che porta ai 4060 metri del colle del Felik provo un po’ di scoraggiamento.In questo tratto precedente alla rampa facciamo un po di soste,il tempo è sempre nuvoloso,davanti a noi si vedono i seracchi del versante ovest del Liskamm occidentale.Saliamo lungo la rampa e con l’aumento della pendenza salgo piu’ agevolmente notando con piacere come  questo tratto sia piu’ corto di come sembrava dal basso.In breve siamo al colle del Felik dove facciamo una foto di rito.Una cosa mi turba e anche molto.In alto la cresta del Castore è spazzata da un fortissimo vento,ne è la prova la gran quantità di neve che viene alzata dalla cresta a causa delle raffiche:questa è la spaventosa bellezza delle alte quote.Le numerose cordate che ci hanno preceduto ritornano su i loro passi:chiedo ad un componente di una cordata che si sta ritirando il perché della loro rinuncia,mi dice chè il vento è fortissimo e non se la sono sentita di percorrere l’affilatissima cresta.Una moltitudine di cordate scende senza aver conquistato la cima ed anche una dei nostri formata da Fabio Augusto e Salvatore ha rinunciato,dentro di me provo una grande angoscia,ho paura di proseguire ma non lo dico agli altri.Ieri mattina mentre aspettavo Fulvio ho incontrato Paolo Citterico con suo figlio Marco e mi ha detto che lui il Castore l’ha gia fatto e che c’è un tratto in cresta affilato da fare con molta attenzione:quel tratto l’avevo già visto in fotografia su una rivista qualche giorno prima di partire.Se arrivato a questo punto dovessi scendere senza ovviamente aver conquistato la cima proverei un grande dolore difficile da spiegare,chi ama salire le montagne lo sa.E’ ovvio pero’ che sarebbe piu’ saggio e prudente rinunciare.Proseguiamo e con fatica ma non eccessiva arriviamo in cresta a 4200 Metri.Mi accorgo che non sto patendo la salita come le altre volte forse perché abbiamo dormito a quota molto elevata.Sta scendendo la nebbia e proseguiamo in cresta la quale dapprima abbastanza larga diviene molto piu’ stretta fino al passaggio chiave.Per circa un 25 metri o forse piu’ la cresta è larga neanche 30 cm e da ambo le parti vi è un vuoto di centinaia e centinaia di metri.Qualche giorno prima della nostra ascensione alcune persone sono precipitate da questa cresta forse proprio da questo punto.Nonostante stia scendendo la nebbia riesco a vedere il vuoto sotto di me.Con in testa Fulvio procediamo lentamente:sono abbastanza tranquillo perché mi fido di me stesso e dei miei compagni di cordata,inoltre la condizione della cresta è ottima,la neve è dura e con i ramponi si procede bene.Passiamo il fatidico passaggio e ora la cresta diviene piu’ larga:sento nell’animo la soddisfazione dell’aver in pugno la cima.Incrociamo Alvaro che è appena stato in cima ed è assieme ad un signore che non conosco,sapremo in seguito che si è slegato dalla sua cordata quando essa ha deciso di fare dietro front:lui è salito slegato,pero’ a mio avviso ha compiuto un grave “peccato”:ha abbandonato la cordata che è o dovrebbe essere sacra.Fulvio comunque quando l’ha saputo ammirando il suo coraggio si è lasciato scappare questa esclamazione:”E’ un grande”.

Un ultimo pendio e siamo in cima al Castore,non si vede nulla c’è nebbia ma non importa,siamo in cima in condizioni severe:c’è anche un grande vento.Fulvio e Maurizio per precauzione o forse per gioco ci assicurano ad un chiodo da ghiaccio perché la cima è molto piccola.Foto di rito con un filmato di qualche secondo(per un errore di Franco con la fotocamera digitale) e cominciamo a scendere.Mentre abbandoniamo la cima incrociamo due persone con un piccolo cagnolino che sembra trovarsi a suo agio tra il ghiaccio.Ora la nebbia ha coperto tutto e il pericoloso tratto perde un pò del suo fascino perché essa impedisce di vedere il vuoto sotto.Comunque tra me penso che se fosse venuto Alessandro avrebbe avuto molti problemi nel passare questo tratto pericoloso e molto impressionante della cresta.Arriviamo alla fine della stessa e scendiamo il pendio che ci porterà dopo un tratto pianeggiante al colle del Felik.Sono preso da un certo timore,la nebbia toglie la visuale,le traccie che ci faciliterebbero il cammino sono quasi scomparse a causa del forte vento sempre presente.Andiamo avanti per intuito sperando cosi facendo di arrivare al colle;cosi’ avviene.Arrivati qui nonostante la nebbia il mio timore scompare ormai è quasi impossibile perdersi,scendiamo la ripida e esposta rampa e finalmente siamo al sicuro.Sciolta la tensione comincio a gioire nel mio cuore per la salita.Facciamo una sosta sul tratto quasi pianeggiante che porta al rifugio e in poco tempo siamo in prossimità di questo.Sento nel mio animo grande soddisfazione ma non la prorompente felicità che in altre occasioni mi aveva assalito,probabilmente ciò è dovuto al fatto che questa ascensione mi è costata meno fatica delle altre.Mangio un piatto di pasta e propongo ai compagni la discesa dato che il tempo è sempre brutto,ma Franco se la prende e dice che lui non ha ancora mangiato.Dov’era lui quando io ero a mangiare mi domando?Decidiamo io Paolo e Maurizio di cominciare a scendere lentamente ma in breve mi stacco e rimango solo.Trovo la discesa molto lunga anche perché nel tratto attrezzato incrocio numerose comitive di persone che trovano parecchia difficoltà nell’utilizzare i cordoni di canapa messi per facilitare e proteggere alcuni passaggi.Sono molto stanco e la discesa mi costa parecchia fatica.Ad un certo punto chiedo ad alcune persone se il sentiero che ho preso è giusto perché mi sembra di aver camminato moltissimo,inoltre non mi ricordo vedendo l’ambiente circostante di averlo percorso in salita.Mi dicono che il sentiero è giusto infatti poco dopo incontro Alessandro e alcuni dei nostri che ci aspettano alla stazione della seggiovia.Con euforia dico loro che abbiamo conquistato il Castore!!Dopo qualche decina di minuti siamo a Staval dove sono praticamente obbligato ad offrire alle donne facente parte della nostra comitiva un gelato a testa.Dopo aver conquistato un 4000 si puo’ fare anche questo.Alessandro vuole partire perché dice che è ormai molto tempo che aspetta anzi ha aspettato tutto il giorno.Sono soddisfatto guai se non fossi arrivato in cima ma non sono felice come altre volte.Allora via verso altre salite….

Vai alle foto del castore!!! 

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